Nel “Si&No” del Riformista spazio al dibattito sui compensi dei parlamentari: giusto dire che non hanno uno stipendio d’oro? Favorevole il deputato del PD PieroFassino, che partendo dal suo discorso alla Camera, riflette su un generalizzato umore antipolitico. Contrario l’ex Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi il quale si chiede che senso abbia sventolare il cedolino della paga dei deputati di 4718 euro proprio mentre il paese si infiamma per la perdita di un reddito di cittadinanza.
Qui il commento di Piero Fassino:
Le polemiche suscitate da un mio intervento in sede di discussione del bilancio della Camera sono prive di un serio fondamento. Come quasi sempre accade in Italia la possibilità di ragionare è soffocata dalla demagogia. E il mio intervento è stato sollecitato dalla presentazione di tre ordini del giorno – due di 5Stelle e uno di FdI – che richiedevano ulteriori riduzioni ai vitalizi, che peraltro già sono stati ridotti applicando il metodo retributivo. E allora partiamo da cosa ho detto. Ho ricordato ai colleghi che l’indennità lorda di 10.435 euro erogata a ogni parlamentare, ridotta giustamente dell’Irpef, delle addizionali regionali e provinciali, dei contributi previdenziali scende a 4.718 euro netti per 12 mensilità. È una dimensione congrua, tant’è che intervenendo non ne ho chiesto alcuna modifica, né me ne sono lamentato. Quel che però ho richiamato è la differenza tra quell’indennità e quel che viene reiteratamente raccontato secondo cui i deputati hanno indennità d’oro di 10.000 euro e più al mese. E per questo mi sono rivolto ai colleghi parlamentari invitandoli a non cavalcare demagogicamente voci prive di fondamento. Insomma: ho fatto un discorso di verità che avrebbe dovuto essere accolto favorevolmente. E molti in privato mi hanno espresso consenso.
E invece si è scatenata una canea guidata dai social mettendo in campo il solito linciaggio mediatico quando non si vuol accettare la verità. Naturalmente subito c’è stato chi ha voluto ricordare che i deputati non ricevono solo un’indennità, ma anche una diaria forfettaria e un fondo per l’attività di mandato.
Verissimo e non ho avuto difficoltà a rendere conto dettagliatamente di come io utilizzo quei fondi: 3.670 euro sono totalmente assorbiti dai compensi ai miei due collaboratori parlamentari e della diaria 2.500 euro sono devoluti al PD nazionale e al PD Veneto – dove sono stato eletto – e la rimanenza di 1.000 copre le spese mensili per abbonamenti giornali, trasferte e iniziative politiche. In altri termini tutto ciò che ricevo per l’attività parlamentare è spesa per quella finalità. Non c’è dunque nessuna forma di arricchimento indebito e il netto di cui dispongo sono i 4.718 euro dell’indennità.
Questi i fatti, che richiedono anche qualche riflessione politica.
Mi si è obiettato che è stato inopportuno evocare il tema, mentre è il governo elimina il reddito di cittadinanza e si oppone al salario minimo. Obiezione che non mi appare plausibile perché sono battaglie in cui mi riconosco e con tutti i parlamentari del PD sono impegnato da settimane nell’opporci alla brutale eliminazione del reddito di cittadinanza e nel chiedere che si discuta della nostra proposta di salario minimo legale.
Ma più al fondo anche questa vicenda rende evidente quanto l’antipolitica abbia messo radici profonde in convinzioni errate: che i politici non abbiano competenze e che ricoprano quell’incarico senza merito; che i partiti siano inutili e il loro finanziamento uno spreco; che la politica non debba costare, quando qualsiasi attività umana ha dei costi (se affitti un teatro il proprietario vuole essere pagato e così un tipografo se stampi dei manifesti). E la logica dell’ “uno vale uno” che già molti danni ha prodotto in questi anni.
Un umore antipolitico cresciuto anche certo per responsabilità della politica. Non mi sfuggono certo gli impatti devastanti di Tangentopoli o delle troppo manifestazioni di occupazione del potere da parte della politica. E di fronte a quei fatti troppo spesso la politica si è piegata a soluzioni di destrutturazione. Si è eliminato il finanziamento pubblico dei partiti, si è ridotto il numero dei parlamentari, si è adottata una legge elettorale che non consente ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti, si sono tagliate indennità e vitalizi (perfino con incidenza retroattiva). Ebbene, non solo in quel modo non si rinnovata la politica, ma la si è’ snervata rendendola fragile. E quanto più la politica è debole, tanto più i problemi incancreniscono.
Credo che sia tempo di spezzare la spirale di populismo e demagogia che soffoca sempre di più la democrazia e il Paese. Se il mio agire di questi giorni, forse un po’ ingenuo, può concorrere a intraprendere una diversa strada, non sarà stato inutile per affermare le ragioni della buona politica contro la cattiva politica.
L’articolo Non sono stipendi d’oro. Diaria forfettaria e Fondo per l’attività di mandato vengono interamente spesi. Basta con il populismo e la demagogia proviene da Il Riformista.