Nel Si&No del Riformista spazi al dibattito sul concorso esterno in associazione mafiosa: è giusto modificarlo? Favorevole il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri secondo cui “va definito in maniera più chiara per evitare interpretazioni mutevoli“. Contrario invece Eugenio Albamonte, ex presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati. Il concorso esterno non va modificato perché “può danneggiare il contrasto alle mafie e creare zone di impunità” sostiene.

Leggi il commento di Maurizio Gasparri:

L’argomento «concorso esterno in associazione mafiosa» non fa parte del programma di governo. Dal 2002 al 2006 ho presieduto la Commissione per la riforma del codice penale con autorevoli accademici, magistrati e avvocati e studiato quanto scritto in materia. Praticamente in unanimità la Commissione concluse che il concorso esterno andava tipizzato con norma ad hoc: non esiste come fattispecie autonoma nel codice, è il frutto di un’interpretazione giurisprudenziale che coniuga l’articolo 110 (concorso) col 416 (associazione).

Ciò ha prodotto estrema incertezza applicativa. Tanto che la Cassazione ha spesso cambiato indirizzo e fatica a trovare una definizione convincente. Le richieste per una norma tipica sono quasi universali nel mondo universitario e forense. Primo fra tutti il professor Giovanni Fiandaca, sui cui testi si sono formate due generazioni di giuristi. Non mi stupisco delle bordate dell’opposizione e nemmeno dalla stampa più critica. Mi sorprende quella di magistrati, tecnici del diritto: dovrebbero sapere che il concorso esterno ormai, per dirla con Churchill, «è un enigma dentro un indovinello avvolto in un mistero».

Fin qui, non sono parole mie, ma una citazione letterale dell’intervista del ministro Nordio al Corriere della Sera. Nordio non intende proporre l’abolizione del concorso esterno in associazione mafiosa, vorrebbe definirlo in maniera più chiara, per evitare interpretazioni mutevoli e cervellotiche. La cosa migliore sarebbe che una persona che collabora con un’associazione mafiosa fosse, a mio avviso, ritenuto parte dell’associazione e quindi sanzionabile ai sensi del 416 bis. Ma se il principio del concorso esterno deve rimanere, che almeno lo si definisca in modo chiaro. In questi giorni ho letto di tutto.

Un imbecille ha scritto su un giornale che se uno fa il «palo» a una rapina fa un concorso esterno. Perché mentre il rapinatore vero e proprio entra nella banca, e casomai con una pistola in mano preleva i soldi, il «palo» sta fuori e quindi sta all’esterno. Si confonde la posizione esterna ai locali della banca con una partecipazione limitata all’azione criminale.

Noi vogliamo combattere la mafia con governo e maggioranza di centrodestra. Siamo stanchi di leggere ricostruzioni second cui Berlusconi e Dell’Utri avrebbero dapprima collaborato e immaginato le stragi del ‘92 della mafia, poi avrebbero pianificato le stragi del ‘93 di Firenze, Milano, Roma e altrove.
Nel finale di Indiana Jones, l’ennesimo della serie, grazie a una macchina del tempo, c’è una battaglia tra alcuni nazisti e Archimede, a Siracusa nel 200 a.C. È più credibile questa battaglia impossibile o immaginare Berlusconi e dell’Utri che ordiscono stragi?

Non ne possiamo più dell’uso politico della giustizia. Non ne possiamo più di accuse incredibili da ascoltare. Né di una interpretazione del diritto piegata ad esigenze politiche. La mafia va combattuta. E nessuno più del centrodestra e di Berlusconi ha agito in tal senso. Rendendo permanente il carcere duro del 41 bis. Rafforzando le normative per il sequestro dei beni delle cosche. Ero capogruppo al Senato del Pdl quando abbiamo varato quelle norme. In piena intesa col governo.

Noi abbiamo agito, gli altri parlato. E questa maratona incessante che vede alternarsi, su televisioni e giornali, magistrati in servizio e in pensione (Spataro, Caselli, Rossi, De Lucia, Albamonte e tanti altri) contro la riforma della giustizia non ci fermerà. Noi abbiamo combattuto la mafia. Noi siamo coerenti con gli insegnamenti di Falcone e di Borsellino. Non prendiamo lezioni da Di Matteo che ha processato per anni e anni il Generale Mori, ed altri eroi della lotta alla mafia poi assolti. E chiediamo a Di Matteo un pubblico confronto su questa vicenda o sull’azione della Procura di Caltanissetta, che prese per colpevoli della Strage di Via d’Amelio di Borsellino e della sua scorta persone che invece non avevano fatto quell’attentato. Siamo stanchi ma determinati. Non ci piegheremo.

 

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