Anni di malagiustizia ci hanno abituati a giudici che esprimevano le loro opinioni politiche non solo a suon di interviste e conferenze stampa, bensì anche con frasi più o meno sibilline nelle loro stesse sentenze. Lo facevano con un minimo di pudore e timore. Si può senz’altro affermare che al contrario il giudice del Tribunale di Firenze Susanna Zanda non ha avuto alcun timore ad esternare le sue posizioni mettendole nero su bianco sulle sue decisioni. Complottismo, idee antiscientifiche e fantasmi: delle sentenze della dottoressa Zanda potrebbe essere realizzato un vero e proprio bestiario. Un libro nero che dimostra come in magistratura tutto è permesso. Anche trasformare le idee più bislacche in sentenze.
Il caso Wi-Fi
In principio fu lo Wi-Fi. Una tecnologia consolidata, utilizzata in tutto il mondo nella quotidianità. Eppure, per il giudice fiorentino, nient’affatto innocuo.
Ed è così che, su ricorso dei genitori di un alunno dell’Istituto Comprensivo Botticelli di Firenze Zanda emette la sua decisione: “Si dispone inaudita altera parte che l’Istituto Comprensivo Botticelli rimuova immediatamente gli impianti WiFi presenti nell’istituto”.
Inaudita altera parte, vale a dire senza contraddittorio. Le motivazioni? “La comprovata sensibilità di soggetti epilettici ai campi elettromagnetici prodotti da impianti senza fili”. I terrapiattisti e Il Fatto Quotidiano applaudono. Alunni e professori, un po’ meno. Per fortuna un anno dopo una sentenza ribalta la decisione: nessuna prova scientifica che lo Wi-Fi incida sulla salute delle persone. Ma Zanda non si ferma certo qui.
Il complotto No-vax
E a fornirle ampio materiale è la pandemia da Covid-19. Poteva ella non aderire convintamente alle teorie del complotto no-vax? Certo che no. E così, Zanda balza nuovamente all’onore delle cronache per aver sospeso con decreto il provvedimento dell’ordine degli psicologi di Firenze che vietava a un suo iscritto non vaccinato di esercitare la professione.
In tale decreto, la dottoressa Zanda affermava che lo psicologo non può essere costretto a sottoporsi a vaccini “sperimentali talmente invasivi da insinuarsi nel Dna, alterandolo in modo che potrebbe risultare irreversibile con effetti ad oggi non prevedibili per la vita e la salute”.
Non poteva mancare poi il paragone con il nazismo, caro ai no-vax: “l’art. 32 cost. all’interno della carta costituzionale “personocentrica” dopo l’esperienza del nazi-fascismo non consente di sacrificare il singolo individuo per un interesse collettivo vero o supposto e tantomeno consente di sottoporlo a sperimentazioni mediche invasive della persona, senza il suo consenso libero e informato”.
La definizione di vaccino come “siero”: “un consenso informato non è ipotizzabile allorquando i componenti dei sieri e il meccanismo del loro funzionamento è, come in questo caso, coperto non solo da segreto industriale ma anche, incomprensibilmente, da segreto militare. E poi la mitica alterazione del DNA: “non possa essere costretta, per poter sostentare se stessa e la sua famiglia, a sottoporsi a questi trattamenti iniettivi sperimentali talmente invasivi da insinuarsi nel suo DNA alterandolo in un modo che potrebbe risultare irreversibile, con effetti ad oggi non prevedibili per la sua vita e salute”.
La ribellione
Ma Zanda, secondo quanto riportato da Il Foglio, in un articolo a firma di Ermes Antonucci, non si limita a questo. No. Prende carta e penna e scrive lettere su lettere ai suoi superiori in cui si ribella al vaccino, al Green pass e anche al tampone.
Scrive al Csm per avere delucidazioni sull’uso del Green pass: essendo ella ultracinquantenne, era sottoposta infatti all’obbligo vaccinale, che però voleva eludere e pertanto, cerca di sapere dal Consiglio Superiore se incorrerà o meno in sanzioni. “Il super Green pass tende ad indurre gli over 50 all’inoculo di un trattamento genico sperimentale che si era già acclarato avere un’efficacia immunizzante negativa”, scrive. Poi, definisce i tamponi come una “tortura”. E ancora, di nuovo, i vaccini come “sieri sperimentali”.
Mail con contenuti simili le invia anche al Presidente del Tribunale di Firenze, con in copia il Presidente della Corte di Appello e il Procuratore Generale di Firenze, come riporta Open. Il sito diretto da Franco Bechis racconta anche come la giudice avrebbe denunciato progetti compiuti in nome di «transumanesimo anticristico» attraverso «organizzazioni planetarie» legate a «pratiche esoteriche e sataniche».
Gli alleati
La Procura Generale della Corte di cassazione ha esercitato nei suoi confronti un’azione disciplinare. Nel frattempo però, la dottoressa Zanda si è guadagnata dei fan accaniti. Il Fatto quotidiano, come già detto, ma anche e soprattutto La Verità. Il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro ha avviato infatti una vera e propria campagna di santificazione della giudice no-vax. In prima linea nella sua difesa e celebrazione, Silvana De Mari, medico radiato dall’ordine per le sue teorie antiscientifiche. Ma in sua difesa si scomoda perfino il vicedirettore Francesco Borgonovo.
Un giudice terzo?
Il caso ha voluto che poi, in seguito all’azione civile per diffamazione esercitata da Matteo Renzi nei confronti del quotidiano La Verità, il comportamento del direttore di quello stesso quotidiano e dei suoi giornalisti sia stato sottoposto al giudizio della dottoressa Susanna Zanda.
È lecito domandarsi se tutto ciò sia opportuno: con quale spirito terzo infatti, ella poteva giudicare una causa in cui una delle due parti aveva preso strenuamente le sue difese? Ricordiamo infatti, che il giudice non deve solo essere, ma anche apparire terzo.
Può apparire terzo il giudice Zanda in questa situazione? O il dubbio che non appaia tale è più che ragionevole? Non sta a noi dirlo. Ma domandarcelo sì.
E naturalmente Zanda ha condannato ieri Renzi a pagare le spese per quasi quarantamila euro e assolto Maurizio Belpietro nonostante una sentenza dello stesso tribunale di Firenze su un caso simile (Dagospia) avesse visto un pronunciamento opposto. Così come nel condannarlo in altra causa ha definito le azioni civili da lui legittimamente esercitate come “iniziative volte ad usare il tribunale civile come una sorta di bancomat dal quale attingere somme per il proprio sostentamento”, come riporta l’agenzia di stampa Ansa.
Questione di responsabilità
In attesa dell’appello, una domanda: può un cittadino di fronte a tali esternazioni sentirsi tutelato?
Come del resto è lecito domandarsi cosa sarebbe successo se a rifiutare il vaccino fosse stato un qualsiasi dipendente pubblico e non un magistrato. Se un impiegato ministeriale avesse preso carta e penna ed espresso tali assurde opinioni.
Può un cittadino, di fronte a tali esternazioni così fantasiose, sentirsi adeguatamente tutelato dalla giustizia italiana, consapevole che in magistratura, chi sbaglia difficilmente paga Riteniamo che la vecchia proposta di Silvio Berlusconi, di sottoporre a test psicoattitudinale i giudici, sia in tal caso più che condivisibile. Accade per moltissime professioni, perché non per i magistrati?
Hanno in mano la vita delle persone: la loro libertà, il loro patrimonio. Accertarsi che lo facciano con un equilibrio mentale stabile, dovrebbe essere il minimo in una democrazia.
L’articolo Tutte le posizioni di Susanna Zanda: se questo è un giudice terzo e imparziale proviene da Il Riformista.