I toni sono cambiati. Dopo lo scontro con le toghe delle scorse settimane, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha avuto un colloquio di circa un’ora con il capo dello Stato Sergio Mattarella al termine della riunione del Consiglio supremo di difesa. La premier ha aperto a modifiche in aula alla riforma della giustizia, in particolare su abuso d’ufficio e traffico di influenze. E anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio, in un’intervista al Corriere, promette che il confronto con i magistrati ci sarà.
Dal vertice Meloni-Mattarella non è trapelato molto. Quello che si sa è che si è parlato essenzialmente di giustizia. Nei giorni scorsi Mattarella aveva studiato con attenzione il testo della riforma Nordio che, tra le altre cose, cancella il reato di abuso d’ufficio, stringe le maglie delle intercettazioni, frena sull’applicazione delle misure cautelari, interviene sulla materia del traffico di influenze. Il presidente si era annotato alcune criticità, specie sull’abuso d’ufficio. Abolire totalmente il reato, come desidera il ministro Guardasigilli, ci metterebbe in contrasto con le normative europee; e questo contrasto susciterebbe interrogativi sul terreno costituzionale.
Nei giorni scorsi c’erano già stati contatti con Nordio, che aveva dato anche pubblicamente la disponibilità a correggere tutto quanto sarà necessario. La firma di Mattarella al disegno di legge prima di passare in Parlamento, dunque, non è stato mai in discussione. Ma il capo dello Stato ha voluto confrontarsi con la premier per illustrarle i problemi emersi e ottenere anche da lei l’impegno che, durante l’iter parlamentare della riforma, si troverà il modo di mettervi riparo.
La disponibilità, a quanto pare, non è mancata. E questa disponibilità è confermata anche da Nordio. «Dopo le polemiche originate dalle mie prime critiche sull’interferenza della magistratura sul ddl prima di averne letto il testo, ho ricevuto i rappresentanti dell’Associazione nazionale magistrati. È stato un incontro estremamente cordiale dal punto di vista personale, anche se esistono idee diverse sulle riforme da fare. Ci siamo concentrati più sui temi condivisi, come l’efficienza della giustizia e l’implementazione delle risorse, che su quelli dove la pensiamo diversamente», spiega il ministro. «Il confronto continuerà. Sono stato magistrato per quarant’anni, e mi sento ancora tale. Ho citato Terenzio: amantium irae amoris integratio est, i dissidi degli amanti sono un’integrazione dell’amore».
Intanto però si accelera sulla separazione delle carriere. «È consustanziale al processo accusatorio voluto da Vassalli, partigiano antifascista pluridecorato, socialista e garantista», dice Nordio. «Purtroppo è stato attuato a metà. Essa esiste in tutto il mondo anglosassone, e non mina affatto l’indipendenza della magistratura requirente. Tuttavia richiede una revisione costituzionale, e quindi il cammino è più lungo. Comunque fa parte del programma di governo, e sarà attuata». Anche perché, secondo Nordio, c’entra con l’efficienza della giustizia: «Separazione delle carriere significa anche discrezionalità dell’azione penale e facoltà del pm di ritrattarla. Tutte cose che in questo momento la Costituzione non consente. Ma se fossero attuate eviterebbero almeno un trenta per cento dei processi che si rivelano inutili e dannosi e rallentano la celebrazione di quelli più importanti e quindi la giustizia sarebbe più celere».