A Teheran la visita in Italia di Maryam Rajavi, ricevuta nei giorni scorsi dal presidente della Commissione per le politiche dell’Unione europea del Senato, l’ex ministro Giulio Terzi di Sant’Agata, non è stata presa benissimo, tanto che alle dichiarazioni del direttore per gli Affari europei presso il ministero di Teheran, Majid Nili Ahmadabadi, (“Ospitare una criminale terrorista significa incoraggiare e promuovere il terrorismo e la Repubblica islamica non tollererà mosse di questo tipo in alcuna forma da parte di nessuno”) è seguita la convocazione dell’ambasciatore italiano nella capitale iraniana, Giuseppe Perrone, presso il ministero degli Esteri.

Il profilo

Il possibile incidente diplomatico che sta toccando l’Italia, nasce dal profilo della leader del movimento dissidente Mujahedin Khalq Organization, la resistenza iraniana ritenuta dal governo un’organizzazione terroristica. Maryam Rajav è la leader del movimento dissidente. Il loro manifesto si fonda sui principi della democrazia, della laicità dello Stato, dell’emancipazione femminile, della libertà di stampa, e della fine della pena di morte, ma l’aspetto ribelle del gruppo – paramilitare, basato sul culto della personalità della presidente e prima ancora di suo marito Masoud Rajavi, latitante – è anche quello di una setta in cui sono stati documentati da Human Rights Watch continui abusi dei diritti umani e il cui passato non è stato privo di macchie di sangue. Il gruppo continua a tessere importanti rapporti internazionali evidenziando la mancanza di diritti umani in Iran. Maryam Rajavi è intervenuta in centinaia di conferenze internazionali negli ultimi anni, comprese le audizioni del Congresso degli Stati Uniti e le conferenze nei parlamenti europei.

L’articolo Chi è Maryam Rajav, leader del movimento dei Mujahedin al centro dell’equivoco tra Italia e Iran proviene da Il Riformista.