Dov’è finito Baruch Spinoza Questo gigante del pensiero il cui nome evoca il valore della tolleranza da egli espresso in modo superbo nell’Olanda del Seicento, il «secolo d’oro» di Rembrandt e Vermeer? Sembra incredibile il contrappasso che sta vivendo l’Olanda cinque secoli dopo quell’epoca miracolosa, oggi in quei Paesi Bassi che accoglievano tutti, gli ebrei in primis, cattolici, calvinisti, luterani, e poi spagnoli, portoghesi, immigrati delle Antille, africani e asiatici, la politica si azzuffa su chi sia più ostile all’immigrazione. Qualche giorno fa si è dimesso il governo di Mark Rutte, si va alle elezioni in autunno – Rutte non si ripresenterà e lascerà la politica – dopo una crisi di governo nata sul problema dell’immigrazione (l’Olanda ha già una delle politiche migratorie più restrittive d’Europa) e in particolare sulla questione dei ricongiungimenti familiari. Rutte voleva sostegno alla proposta di limitare gli ingressi per i figli dei rifugiati di guerra che sono già nei Paesi Bassi e di imporre alle famiglie di aspettare almeno due anni prima di poter ottenere il ricongiungimento.
Le domande per il diritto di asilo, per il terzo anno consecutivo, hanno superato le 46mila unità e – secondo le previsioni del governo – quest’anno possono superare le 70mila unità, cifra che porterebbe a oltrepassare il numero record del 2015. È il nervo scoperto a L’Aia. La spinta della destra-destra per una politica dura contro l’immigrazione è forte. Non è che l’Olanda sia sempre stata, nel corso del Novecento, un Paese progressista. Anzi. Però è sempre rimasta nel solco di una democrazia prospera e democratica, soprattutto nell’ultimo decennio del secolo scorso (i governi del «blairiano» Wim Kok) ma negli ultimi anni ha preso forza una certa ansia di legge e ordine con punte di fanatismo violento: l’omicidio del controverso leader di estrema destra Pim Fortuyn nel 2002 e del regista Theo van Gogh due anni dopo hanno segnato la coscienza di quel Paese innestando un sentimento xenofobo sulla politica olandese. Tra alti e bassi si era giunti al centrismo di Rutte e ora alla sua crisi nel segno dell’intolleranza.
E ritorna la domanda: e Spinoza Pensare che nella sua opera c’è già tutto. Prima di Rousseau e Voltaire e Locke e Kant, Spinoza vide – il verbo è appropriato se si pensa alla luce del contemporaneo Vermeer – l’essenza della natura umana fondata esclusivamente sulla ragione, e lo fece in un’epoca in cui in Europa dominava l’oscurantismo della Controriforma, ciò che fa di lui un vero miracolo. E infatti «Il miracolo Spinoza» si intitola giustamente un saggio di Frédéric Lenoir (La nave di Teseo, 2023) nel quale si ripercorre in modo agevole e raffinato l’itinerario intellettuale di questo giovane pensatore bandito dalla comunità ebraica (come poteva, Baruch, non scontrarsi con la rigidità delle letture ortodosse?), uomo buono alla ricerca del senso della vita, un po’ come secoli prima Montaigne, cagionevole di salute e assai sensibile agli affetti umani, figura semplicissima e straordinariamente acuta, sostenitore non ideologico ma pragmatico della superiorità della democrazia come regime in grado di meglio assicurare la libertà, cioè la libertà di usare la ragione come unica leva per capire Dio e il mondo: «In democrazia – scriveva Spinoza – nessun essere umano cede il proprio diritto naturale a un altro. Lo cede alla totalità della società di cui fa parte: gli individui sono così tutti uguali, come in passato nello stato di natura». Non è Rousseau, per il quale il cittadino si spoglia del suo diritto in favore dello Stato tramite il contratto sociale: è più simile, anche se qui ovviamente manca una vera propria teoria dello Stato, al liberalismo democratico.
La linfa umanista e democratica spinoziana ha nei secoli irrorato lo spirito degli olandesi, e non è un caso se quel popolo e Spinoza direttamente furono odiati dai nazisti che nella loro follia intravedevano il nesso tra la cultura ebraica e la laicità liberale, veleno per le loro gole assetate d’odio. Questo tanto per confermare che le radici della moderna democrazia affondano nelle pagine di questo gigante del pensiero di cui non si dovrebbe disperdere la grande lezione. Soprattutto nel suo Paese.
L’articolo Olanda, la lezione di Spinoza e la linfa democratica proviene da Il Riformista.