Il Movimento 5 Stelle è l’unico partito di opposizione a votare insieme alla coalizione del governo Meloni all’incremento delle indennità per i capigruppo alla Camera dei deputati. Spiazza ancora una volta il partito guidato da Conte, che anni fa predicava l’abolizione della povertà e obbligava i suoi parlamentari a restituire parte dello stipendio.
Oggi l’ennesima giravolta con l’ufficio di presidenza di Montecitorio che ha approvato l’incremento delle indennità, pari a quella già erogata per i presidenti di commissione, pari a 2.226,92 euro lordi al mese, 1269,34 euro netti. La decisione è stata presa con il voto favorevole dei gruppi di maggioranza e del Movimento Cinque Stelle. Astenuti invece Pd, Alleanza Verdi Sinistra e Roberto Giachetti di Azione e Italia Viva. L’incremento non peserà sul budget di Montecitorio perché arriverà, viene spiegato, dalle risorse già in capo ai gruppi stessi.
Per il 2023 l’indennità aggiuntiva sarà a carico dei bilanci dei singoli gruppi parlamentari. Dal 2024 l’indennità sarà erogata direttamente dalla Camera. Le risorse necessarie saranno prelevate dal contributo concesso ai gruppi parlamentari e quindi, viene spiegato, l’operazione è ad invarianza di spesa rispetto al bilancio complessivo di Montecitorio. In sostanza, dunque, non ci saranno spese aggiuntive.
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