A Strasburgo è caldo ma le temperature restano comunque sotto i trenta gradi. Per dire che non è l’afa che affligge il continente ad essere la causa dell’impazzimento del Parlamento Europeo.

Eppure durante la seduta plenaria che avrebbe dovuto ratificare il primo passaggio del Green Deal, ovvero il ripristino della natura, è successo di tutto. Nella prima votazione il commissario Frans Timmermans è riuscito a portare a casa il no al rigetto, sostenuto da Ppe, destre e tra gli altri dalla delegazione italiana di Renew Europe, che sarebbe stata per lui la sconfitta totale.

E vai con il giubilo di Greta Thunberg, che peraltro era presente alle votazioni. Poi però sono arrivati gli emendamenti, che di fatto hanno svuotato il provvedimento ‘feticcio’ del Pse e dei Verdi, e sono cominciati i dolori. Ad esempio l’aula ha tolto qualsiasi riferimento all’agricoltura, che ne era il cardine, nel provvedimento poi approvato. Il risultato finale produce una scatola vuota, che non produrrà gli effetti sperati. Insomma per il commissario europeo al Clima, una classica ‘vittoria di Pirro’.

D’altra parte è stato proprio il politico olandese a cercare lo scontro, ignorando le perplessità di molte commissioni parlamentari che avevano chiesto modifiche sostanziali al testo. Frans è voluto andare avanti a tutti i costi, senza mettere in conto ‘l’impazzimento’ dell’aula, che prima lo ha fatto esultare per la vittoria di misura, e poi fortemente deluso con gli emendamenti.

Così per tutta la giornata, in Lorena, va in scena un canovaccio ‘italiano’ dove tutti gridano alla vittoria, a partire dal presidente degli eurodeputati del Pd Brando Benifei, fino ad arrivare agli esponenti della Lega, certi di aver ‘mostrificato’ a sufficienza l’Europa. Il problema è che invece hanno perso tutti.

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