Alcune volte le storie belle non sono solo favole per bambini ma esistono per davvero. Giacomo e Alberto Banchini sono infatti due fratelli che partendo dal ritrovamento di una confezione originale in stile liberty dei cioccolatini prodotti dal loro trisavolo negli anni Venti del Novecento, hanno cambiato la loro vita. Iniziando a raccogliere informazioni, oggetti, etichette, utensili di quella che un tempo fu una nota fabbrica di cioccolato di Parma, che portava appunto il nome di famiglia. Ad inizio novecento la Banchini contava circa trentanove dipendenti e un fatturato superiore a quello della Barilla dei tempi. Nel 1908 approda in Francia, all’Esposizione Universale di Parigi, riuscendo a ottenere una medaglia d’oro per la speziata Cioccolata del Monastero a base di fondente 60%, cannella, zenzero, vaniglia, nocciola e amaretto, che veniva servita calda in tazza o venduta in tavolette.
Il vero momento di svolta si ha quando nelle cantine di famiglia, lo zio Ennio riesuma il ricettario originale del papà, con tutte le ricette tramandate di generazione in generazione. Quale strada intraprendere a questo punto: farsi conquistare dal sogno romantico di ridare vita e anima alla Banchini di un tempo o raccogliere tutti i reperti per una piccola grande mostra a celebrazione della famiglia Non tutti avrebbero scelto la prima via, quella più difficile ma allo stesso tempo più emozionante e ricca di sfide. Dal 2012 la Banchini è tornata ad essere operativa e anche piuttosto combattiva, rinnovata di linfa giovane, pensiero fresco e tanta inventiva applicata alla tecnica. Giacomo e Alberto sono partiti da dove tutto è incominciato: il cioccolato. Realizzato secondo la filosofia del Bean to Bar, seguendo tutti i processi, a partire dall’acquisto di lotti certificati Fairtrade, fino a seguire le fasi di selezione manuale, tostatura, sgranatura, raffinazione e modellaggio. Lavora masse di cacao provenienti in prevalenza da Venezuela, Madagascar, Messico e Papa Nuova Guinea. Nei laboratori vengono utilizzate strumentazioni come un forno a 18 teglie e macinatori a pietra, che permettono di ridurre in pasta le fave di cacao e la frutta secca tostata. Questo spiega come mai ad esempio nel campo della gelateria, settore in cui l’azienda si è affacciata solo più di recente, si possono già vantare di una totale indipendenza da prodotti e lavorati industriali, in quanto produttori ad esempio di paste di frutta secca (Pistacchio di Sicilia, Nocciola Tondan Gentile Trilobata, Arachidi Toscane etc). Il gelato è davvero ottimo, prodotto da una giovanissima Alessia Palmitessa, con materie prime di qualità a chilometro zero, come il latte e burro bio dell’Azienda Agricola Persegona di Fidenza, nonché di piante aromatiche e officinali tipiche del territorio, come l’Erba Luigia e la Violetta di Parma, fiori edibili, come lavanda, sambuco e acacia coltivati dall’Azienda Agricola La Spinosa di Collecchio.
Nell’attesa di poter assaggiare tavolette, biscotti e gelati anche a Milano, dobbiamo organizzarci per una trasferta a Parma dove, sempre di più, si stanno concentrando delle vere e proprie eccellenze gastronomiche. È proprio vero che quando un prodotto è ottimo, la sua stagione copre tutti i mesi dell’anno e la voglia non è mai saziata.
Tutte le immagini courtesy Banchini
Articolo proveniente da Linkiesta