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Colera in Sardegna, non abbassiamo la guardia ma senza creare allarmismi. Due opzioni al vaglio: frutti di mare crudi o acqua non potabile

DiRed Viper News Manager

Lug 11, 2023

Nessun contagio per il momento tra i familiari dell’uomo di 71 anni di Arbus, nel sud Sardegna, colpito dal Colera e ancora isolato nel reparto infettivo del Santissima Trinità di Cagliari. Sono i risultati delle prime indagini sulle persone che frequentano abitualmente il paziente.

Il bollettino della direzione sanitaria della Asl 8 – Dice che le condizioni di salute dell’anziano sono stabili: si procede con analisi e campionamenti. Ma soprattutto si aspettano per giovedì da Roma, dall’Istituto superiore di sanità, i risultati degli approfondimenti legato alla tipizzazione del batterio.

Da lì si potrà risalire alle possibile cause del caso di Colera. Per il momento le ipotesi sono sostanzialmente due: ingestione di acqua non potabile con presenze di reflui non purificati. Oppure consumo di frutti di mare crudi: i microrganismi che provocano il Colera tendono a concentrarsi lì.

Il pensionato di 71 anni ricoverato una settimana fa a Cagliari nel reparto di Malattie infettive dell’ospedale Santissima Trinità dov’è stato trovato positivo al vibrione del Colera. Il suo è il primo caso dopo l’epidemia che 50 anni fa colpì Sardegna, Campania e Puglia. L’uomo era sotto controllo per altre patologie, ma alcuni sintomi hanno convinto i medici del Santissima Trinità di Cagliari ad effettuare analisi più approfondite. E alla fine è arrivata la diagnosi. L’ultimo focolaio di colera in Italia risale al 1994, a Bari, ventuno anni dopo l’epidemia che colpì soprattutto Napoli.

“Il colera torna per vari ragioni, tra cui: 1) inadeguatezza della rete idrica e fognaria, 2) precarie condizioni igienico-sanitarie e 3) scarsa attenzione ai rischi di contaminazione degli alimenti, in particolare frutti di mare. Occorre verificare che tutti sia in ordine per evitare di avere nuovi casi in futuro” – ha scritto il prof. Matteo Bassetti sui social.

Niente allarmismi anche tra i consumatori di cozze

Per questo gli esperti evitano facili e affrettate conclusioni proprio per evitare possibili allarmismi tra i consumatori di cozze e altri frutti di mare. Il responso sul sierotipo arriverà giovedì 13 dall’istituto zooprofilattico di Roma. “Il paziente sta meglio – rassicura il responsabile del reparto Infettivi del Santissima Trinità Goffredo Angioni, già in prima linea nella lotta al coronavirus – La situazione è in fase di normalizzazione. Le scariche di diarrea si sono man mano ridotte. E ora la situazione è sotto controllo”.

L’attenzione rimane alta, ma senza allarmismi nè psicosi da epedimia, avvertono gli specialisti: il caso di Arbus al momento risulta isolato. Applicati tutti i protocolli nazionali relativi alla malattia infettiva: il paziente è in isolamento ed è in corso – se ne sta occupando la Asl del Medio Campidano – l’attività di tracciamento per rilevare eventuali casi di contagio tra le persone che abitualmente vivono con il 71enne o lo frequentano. Dal manager della Asl 8, Marcello Tidore, una raccomandazione: “Soprattutto d’estate è opportuno fare attenzione alla potabilità dell’acqua. Preferibile sempre consumare cibi cotti, se crudi devono essere abbattuti”.

In Paesi come quelli del Sudest asiatico, invece, la diffusione si deve alla mancanza di sistemi fognari adeguati, che favorisce il terreno in cui il batterio si moltiplica. La trasmissione della malattia avviene per contatto tra le feci e la bocca, sia in via diretta (ad esempio, attraverso la scarsa igiene delle mani che vengono portate alla bocca), sia attraverso l’acqua o gli alimenti contaminati dalle feci. Può causare la morte per la grave disidratazione, soprattutto in bambini o in anziani, tuttavia con cure adatte la mortalità è contenuta al di sotto dell’1%.

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