Prima le anticipazioni dei media francesi, poi la conferma, con la solita propaganda tutta da decifrare, da parte del Cremlino. Vladimir Putin e il capo del gruppo Wagner Evgenij Prigozhin si sono visti. Non è chiaro ancora quando c’è stato l’incontro. Se nei giorni successivi alla rivolta, o presunta tale, dei mercenari, o da inizio luglio. Le date riportate dal governo russo e dalla stampa francese sono diverse. Liberation, citando fonti “dei servizi di informazione occidentale”, riferisce che “almeno da venerdì 1 luglio Prigozhin sarebbe al Cremlino, dove è stato convocato dai suoi principali comandanti”.
Il Cremlino, tramite il portavoce Dmitrij Peskov citato dalla Tass, fa invece sapere che l’incontro è avvenuto addirittura il 29 giugno, cinque giorni dopo la marcia (fake) su Mosca del gruppo Wagner e appena due giorni dopo il presunto (confermato e poi smentito dallo stesso Lukashenko) arrivo in Bielorussia di Prigozhin.
Per il Cremlino Putin ha avuto un incontro di quasi tre ore con il capo e gli ufficiali in comando della Wagner. Peskov ha detto che Putin “a invitato 35 persone – tutti i comandanti della squadra e la leadership della compagnia, incluso Prigozhin – ha detto Peskov -. L’incontro ha avuto luogo al Cremlino il 29 giugno ed è durato quasi tre ore”. Peskov ha aggiunto di non essere a conoscenza dei dettagli dell’incontro e ha aggiunto: “l’unica cosa che possiamo dire è che il presidente ha dato la sua valutazione delle azioni della compagnia in prima linea durante l’operazione militare speciale e gli eventi del 24 giugno”.
“Putin ha ascoltato le spiegazioni dei comandanti – ha continuato il portavoce – e ha offerto loro ulteriori opzioni per l’impiego e l’ulteriore utilizzo in combattimento… Gli stessi comandanti hanno condiviso la loro versione di quanto accaduto, hanno sottolineato di essere strenui sostenitori e soldati del capo dello stato e del comandante in capo supremo, e hanno anche affermato di essere pronti a continuare a combattere per la Patria. Questo è tutto ciò che possiamo dire su questo incontro”.
Intanto sempre il Cremlino fa sapere che l’eventuale adesione dell’Ucraina alla Nato rappresenterebbe una minaccia per la stessa Russa e un passo del genere comporterà una reazione chiara e ferma da parte di Mosca. Il monito è arrivato dal portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, alla vigilia del vertice Nato a Vilnius. “Conoscete la posizione assolutamente comprensibile e coerente della Federazione russa secondo cui l’adesione dell’Ucraina alla Nato richiederà una risposta ferma da parte nostra”, ha detto Peskov ai giornalisti come riporta Ria Novosti.
Dopo il ritorno in patria dei prigionieri del battaglione Azov dalla Turchia, grazie all’accordo raggiunto tra i presidenti Zelensky ed Erdogan, il Cremlino ci tiene a far sapere che in ogni futuro accordo con la Turchia, la Russia “terrà in considerazione” il fatto che Ankara si è resa responsabile di una “violazione delle intese” liberando un gruppo di comandanti della Azov.
Sul fronte bellico, Kiev annuncia che a Bakhmut, città strategica nel Donbass a lungo contese e conquistata dopo oltre 200 giorni proprio dal gruppo Wagner (prima del ritiro), i russi sono in trappola e la città è sotto controllo. Lo scrive su Telegram il generale ucraino Oleksandr Syrskyi: “Bakhmut. Il nemico è in trappola e la città viene posta sotto il controllo delle forze di difesa”. Concetto ribadito anche dalla viceministra della difesa ucraina Hanna Malyar che, sempre su Telegram spiega che le forze di Kiev “hanno tenuto sotto controllo le entrate, le uscite e i movimenti del nemico in città per diversi giorni” e che questo è “reso possibile dal fatto che nel corso della loro avanzata, le nostre truppe hanno preso il controllo delle principali alture dominanti intorno a Bakhmut”.
Una guerra che va avanti da 17 mesi con il numero delle vittime che non interessa più a nessuno. Secondo il bollettino giornaliero dell’intelligence militare britannica, l’esercito russo sta affrontando un problema di cure mediche militari, in un contesto in cui da 17 mesi vi sono 400 morti al giorno in media. “Come dice il capo della compagnia Kalashnikov per l’addestramento dei medici militari sul campo, è probabile che più del 50% dei morti russi in battaglia si potrebbero evitare con un giusto primo intervento” si legge nella nota.
L’articolo L’incontro tra Putin e Prigozhin, giallo sulla fuga in Bielorussia. 007: “Russia perde 400 soldati al giorno, molti non curati bene” proviene da Il Riformista.