Scatta l’allterta dopo il caso del pensionato di 71 anni ricoverato una settimana fa a Cagliari nel reparto di Malattie infettive dell’ospedale Santissima Trinità dov’è stato trovato positivo al vibrione del Colera.
Il suo è il primo caso dopo l’epidemia che 50 anni fa colpì Sardegna, Campania e Puglia. La situazione, secondo la Asl di Cagliari, non desta preoccupazione. Quello scoperto appare un caso isolato, anche se non è ancora chiaro come il paziente abbia contratto il batterio.
Tuttavia, gli esperti sono concordi nel consigliare massima cautela nella scelta e nella preparazione dei cibi e delle bevande. E si sottolinea la necessità di comprendere le cause di questa situazione.
“Se dopo 50 anni torna il Colera in Sardegna, non è una bella notizia. Non si tratta di fare allarmismo, ma capire cosa non ha funzionato in un Paese fortemente evoluto come l’Italia: magari nel sistema delle acque reflue o nel controllo igienico-sanitario. Spero e mi auguro che la persona si sia contagiata attraverso i frutti di mare e non per altra via perché se fosse così sarebbe peggio”, ha dichiarato Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, ai microfoni dell’AdnKronos. “Il vibrione del colera purtroppo può essere presente nelle acque e questo deve farci fare una considerazione generale – prosegue Bassetti – non sottovalutare l’episodio ed evitare di mangiare frutti di mare crudi e naturalmente anche il pesce va cotto“.
Sulla stessa lunghezza d’onda l’infettivologo Marco Falcone, segretario della Simit, la Società italiana di Malattie infettive e tropicali. “Il vibrione del colera ha una trasmissione oro-fecale, questo significa che può esserci contatto con il batterio se si manipola o ingerisce cibo contaminato, ad esempio crudo. Oppure – avverte – con il contatto con l’acqua contaminata, un fenomeno molto rischioso perché vuole dire che le acque reflue non vengono smaltite bene e c’è una contaminazione. Ecco che in queste situazioni aumenta il rischio anche per gli allevamenti di pesce o molluschi in mare. Se allevati in acqua contaminata possono trasmettere il vibrione”.
“Alla popolazione, soprattutto in questo periodo estivo, deve arrivare un messaggio importante sulla sicurezza dell’acqua potabile, va detto che gli alimenti devono essere mangiari cotti e se proprio si vuole consumarli crudi il pesce deve essere abbattuto e i molluschi devono aver fatto il processo di stabulazione. Ma, ripeto, la principale accortezza è consumare acqua di cui c’è certezza della potabilità”, consiglia, infine, Goffredo Angiomi, direttore Sc Malattie infettive ospedale Ss Trinità dell’Asl di Cagliari, che ha in cura il pensionato risultato positivo al vibrione.
L’articolo Colera, in Sardegna, caso isolato ma i medici raccomandano prudenza: “Non mangiare pesce o molluschi crudi” proviene da Il Riformista.