Sul ruolo che abbiano i social riguardo l’educazione delle persone, soprattutto quelle più giovani il dibattito è aperto: c’è chi pensa che i vantaggi siano superiori agli svantaggi e viceversa. Per quanto mi riguarda io ho una risposta, sempre la stessa, che vale per tutto dai carboidrati, agli zuccheri, alla tv, l’attività fisica le ore di lavoro: è la dose che fa il veleno.
Non solo penso che questa risposta sia realmente valida, ma risolve anche tante discussioni inutili. A volte però succede che questa risposta non sia sufficiente. Ad esempio alla domanda “Mark Zuckerberg ed Elon Musk sono modelli da seguire?”. Ecco, in questo caso ho difficoltà a scrivere di qualcosa diverso dal no. Ho chiaro quanto siano straordinari i risultati che hanno raggiunto e che le loro capacità imprenditoriali siano assolutamente fuori dell’ordinario, ma ho anche assistito, come qualche altro milione di persone ad un dialogo via social fra i due, che è proseguito in uno scontro verbale e si è poi concluso con la promessa di una rissa.
Ora, c’è la possibilità che la rissa non arrivi mai perché, come dice Zerocalcare in “Questo mondo non mi renderà cattivo” con i social spesso le persone se le promettono, ma poi finisce lì: “Perché tanto ormai coi social questa è diventata la città delle pizze promesse che non se danno mai”. In ogni caso siamo di fronte a due, fra le persone più influenti del pianeta, che hanno deciso di risolvere una questione in sospeso, all’esterno non è neanche chiarissimo di quale questione si tratti, utilizzando la supremazia fisica, come farebbero due novenni che hanno bisticciato sulla proprietà di un bene di scarso valore.
I novenni però nella maggior parte dei casi avrebbero dei genitori che con tutte le delicatezze del caso gli avrebbero spiegato che no “che la violenza fisica non è mai la soluzione”. Elon Musk e Mark Zuckerberg viceversa hanno continuato a fare i bulli a minacciarsi senza che nessuno spiegasse loro che tipo di spettacolo stavano offrendo al mondo. Siccome i due hanno avuto tempo per pensare a quello che è successo e nessuno pare abbia dato segnale di ripensamento, c’è da concludere che per entrambi il metodo che hanno individuato per la risoluzione di un conflitto sia un metodo valido da perseguire.
C’è una frase di difficile attribuzione, ma che era in voga nella California dalla metà degli anni ‘60 che diceva “Don’t trust anyone over 30”, entrambi i protagonisti per quanto in questa vicenda facciano di tutto per dimostrare il contrario hanno un’età anagrafica decisamente superiore e quindi per quanto la frase abbia un sapore un po’ populista, almeno per questa storia è il caso di seguirla.
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