Nel “Si&No” del Riformista spazio a uno dei tempi più sentiti dai cittadini, ovvero quello dei mutui a tasso variabile: giusto l’intervento stabile sui mutui a tasso variabile? Favorevole Federico Freni, deputato della Lega, secondo cui “bisogna sostenere le fasce più deboli tutelando il mercato” intervenendo sui mutui a tasso variabile. Contrario l’economista Riccardo Puglisi. Perentorio il suo commento: “La variazione aiuterebbe chi ha tratto vantaggio in passato a discapito del contribuente”.
Qui il commento di Riccardo Puglisi:
Comprendo senz’altro le ragioni che militano a favore di un’agevolazione finanziata dallo Stato– e parzialmente dalle banche – a favore delle famiglie in difficoltà a motivo di un mutuo a tasso variabile che diventa troppo oneroso per il rialzo dei tassi di interesse. Tuttavia, ritengo che si tratti di una scelta complessivamente sbagliata, con aspetti piuttosto “diseducativi” rispetto alle scelte economiche e finanziarie delle famiglie stesse (non solo quelle che beneficerebbero di questo intervento). La ragione principale di questa mia posizione è presto detta: chi ha acceso un mutuo a tasso variabile si è preso un rischio finanziario che consiste nella possibilità – poi realizzatasi – di un incremento importante della rata mensile, che a sua volta dipende dall’aumento dei tassi di interesse deciso dalla Banca Centrale Europea per combattere l’inflazione, ritenuta eccessiva.
Ora si può essere scettici quanto si vuole sull’eccesso di risposta “da falco” della BCE contro l’inflazione, ma rimane il fatto che coloro i quali hanno scelto un mutuo a tasso variabile negli anni scorsi hanno potuto beneficiare di rate estremamente basse, esattamente per il motivo speculare alla situazione attuale, cioè tassi di interesse estremamente bassi. Negli anni scorsi la BCE, in buona compagnia delle altre banche centrali, ha tenuto vicino allo zero il costo del denaro a breve termine in quanto voleva riportare verso l’alto l’inflazione (verso l’obiettivo di medio termine del 2%). A sua volta l’inflazione era schiacciata verso lo zero prima dalla crescita economica scarsa, poi dalla recessione pesante innescata dalla pandemia e dai lockdown. Per quale ragione le famiglie che hanno risparmiato allora grazie a rate più basse dovrebbero ora ricevere un aiuto da parte dello stato, invece di utilizzare i doverosi risparmi che avrebbero dovuto accumulare durante quegli anni di vacche grasse/rate basse?
Che tu ci pensi o meno, qualora tu scelga di finanziare l’acquisto di casa tua con un mutuo a tasso variabile, stai di fatto scommettendo sul fatto che i tassi di interesse si mantengano bassi per (lungo) tempo, oppure che scendano. Al contrario, se hai finanziato quell’acquisto con un mutuo a tasso fisso, stai apprezzando la stabilità della rata e contemporaneamente ti stai avvantaggiando qualora i tassi salgano, in quanto eviti strutturalmente questi incrementi delle rate future. Attenzione: la superficie scivolosa degli interventi pubblici che vanno a salvare qualcuno che prende scelte economiche o finanziarie sbagliate porterebbe a giustificare e/o proporre interventi ulteriori che il buon senso al contrario spingerebbe a condannare come totalmente squinternati, se non folli (tipico commento su Twitter: «non dare idee!»): ad esempio lo stato potrebbe rimborsare i cittadini che hanno comprato azioni che poi sono crollate almeno del 20%. Perché non salvare pure loro? Se io compro un immobile al culmine di una bolla speculativa che porta a esorbitanti prezzi al metro quadro, perché lo stato non dovrebbe darmi un ristoro corposo per il fatto che dopo sei mesi dallo scoppio della bolla stessa l’immobile vale un terzo di meno? Sono io meno degno di protezione rispetto al cittadino che si è finanziato a tasso variabile invece che a tasso fisso?
Vi invito infine a riflettere su chi sia la vittima incognita di questo tipo di interventi dettati dalle contingenze -anche gravi – del momento: il contribuente, cioè il pagatore di tasse (per usare un termine sul calco dell’inglese che a mio parere rende molto meglio l’idea). Si tratta di una vittima che difficilmente trova un partito politico, una lobby, un sindacato che ritenga giusto e conveniente difenderlo nel momento in cui si ragiona su ulteriore denaro pubblico da spendere. Il partito che infine decida di difendere il pagatore di tasse dovrebbe rivolgere agli altri partiti e all’opinione pubblica la famosa domanda che Ugo La Malfa era solito rivolgere ai suoi colleghi parlamentari spendaccioni durante la Prima Repubblica: «Chi paga».
L’articolo I mutui a tasso variabile sono una scommessa, sbagliato agevolare chi ha tratto vantaggio in passato: le vittime sono i contribuenti proviene da Il Riformista.