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Giusto l’intervento sui mutui a tasso variabile, bisogna sostenere le fasce più deboli tutelando il mercato

Nel “Si&No” del Riformista spazio a uno dei tempi più sentiti dai cittadini, ovvero quello dei mutui a tasso variabile: giusto l’intervento stabile sui mutui a tasso variabile? Favorevole Federico Freni, deputato della Lega, secondo cui “bisogna sostenere le fasce più deboli tutelando il mercato” intervenendo sui mutui a tasso variabile. Contrario l’economista Riccardo Puglisi. Perentorio il suo commento: “La variazione aiuterebbe chi ha tratto vantaggio in passato a discapito del contribuente”.

Qui il commento di Federico Freni:

L’economia reale, in particolar modo la salute finanziaria delle famiglie e delle imprese, risente in maniera evidente dei rischi che derivano dai rialzi dei tassi di interesse. Una premessa necessaria per inquadrare la necessità di intervenire, in tempi rapidi, con misure a sostegno di coloro che si trovano in una situazione di grave difficoltà per il pagamento delle rate dei mutui a tasso variabile.

Non ci troviamo di fronte a un fenomeno inedito né estemporaneo: questi rischi hanno iniziato a manifestarsi già diversi mesi fa, ma l’effetto dei rialzi dei tassi di interesse sui cittadini si è fatto oggi particolarmente preoccupante, con ricadute sui bilanci familiari che potrebbero rivelarsi insostenibili. In particolare, le famiglie si trovano, da un lato, a dover fronteggiare tassi di inflazione molto elevati, soprattutto per quanto riguarda le componenti che pesano di più sul bilancio familiare, come gli alimentari e come, seppure in maniera più contenuta rispetto ai mesi scorsi, i beni energetici. Dall’altro lato devono far fronte ai rialzi dei tassi, che rendono le condizioni di accesso al credito particolarmente onerose.

A livello europeo, come indicato dalla Banca Centrale Europea, i tassi per i prestiti bancari hanno raggiunto il livello più alto dalla fine del 2008. E alcuni segnali di criticità iniziano ad emergere anche dai dati sui ritardi nei pagamenti. Il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha sottolineato, in occasione dell’Assemblea annuale dell’Abi, che nei primi tre mesi del 2023 «l’incidenza del flusso di prestiti con ritardi nei pagamenti, anche se non ancora tali da richiedere una classificazione come deteriorati, è raddoppiata», seppur in un contesto in cui le condizioni del sistema bancario italiano si presentano complessivamente soddisfacenti. Questi segnali non possono essere ignorati, soprattutto perché queste percentuali, già preoccupanti, non sono destinate a migliorare nei prossimi mesi. E benché la componente dei finanziamenti a tasso variabile non rappresenti la quota più rilevante del mercato dei mutui, l’impatto è certamente significativo e da non sottovalutare.

Alcune misure di sostegno, soprattutto per le fasce più deboli della popolazione, sono già state messe in campo con l’ultima legge di bilancio: sul mercato immobiliare è stata reintrodotta la facoltà di rinegoziare, a determinate condizioni, i mutui ipotecari a tasso variabile, trasformandoli in mutui a tasso fisso e prorogando le agevolazioni fiscali e le garanzie sulla prima casa per i giovani con meno di 36 anni. Misure che non è escluso che possano essere confermate anche per il prossimo futuro. Ora è indispensabile prevedere ulteriori misure di sostegno per consentire la sostenibilità del debito da parte di coloro che hanno contratto un mutuo a tasso variabile, anche al fine di sostenere in modo adeguato l’economia reale senza alimentare pericolosi fenomeni di instabilità sul settore finanziario. Prevedere, dunque, un allungamento della durata dei mutui a tasso variabile rappresenta oggi l’iniziativa più ragionevole e di pronta attuazione, consentendo una flessibilità negoziale ai cittadini nei confronti delle banche senza impatto per le finanze pubbliche. Il tono positivo con cui molti gruppi bancari hanno accolto l’iniziativa conferma non solo la bontà della proposta, ma l’importanza e l’urgenza di tale iniziativa per l’intero sistema Paese.

Analoghe situazioni di difficoltà stanno interessando e potrebbero interessare, sempre di più, anche le imprese, soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni, per le quali potrebbe essere utile prevedere misure similari. Su questo fronte sarebbe auspicabile che, oltre ad intervenire sull’impatto dei rialzi dei tassi, si lavori per costruire un ecosistema finanziario che consenta una diversificazione delle fonti di finanziamento delle imprese, superando il paradigma del bancocentrismo che caratterizza il modello italiano da decenni.

 

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