Nonostante i processi e il polverone mediatico, i rider sono ancora tutti assunti con contratto "a prestazione occasionale", senza alcuna tutela e garanzia. Ed è così che, quando Uber Eats decide di chiudere in Italia, 8000 lavoratori restano a casa senza Tfr, senza cassa integrazione, senza procedura di licenziamento collettivo o sussidio di disoccupazione. È bastata una semplice email per disfarsi dei lavoratori. Oggi, trenta di loro, si sono radunati davanti all'Inps di via XX Settembre per un presidio di protesta. Vogliono far sentire la loro voce e chiedere un sostegno adeguato dopo la lettera che li ha messi alla porta.
Articolo proveniente da Huffington Post Italia