La sinistra unita dietro il vessillo del Movimento 5 Stelle ha deciso di combattere una battaglia a favore del salario minimo a 9 euro all’ora, ma sembra non degnarsi di ragionare sul funzionamento del mercato del lavoro, che è per l’appunto un mercato.
Non serve essere Keynes per notare la rilevanza di entrambi i lati del mercato, e in particolare il lato della domanda: il punto di partenza è per un salario reale più alto corrisponde una minore domanda di lavoratori e di ore lavorate. Come mai? Banalmente le imprese confrontano la produzione aggiuntiva derivante da un numero maggiore di lavoratori e/o ore lavorate con il costo di tale lavoro aggiuntivo. Se il salario reale è troppo elevato la domanda di lavoro è più bassa poiché le imprese non trovano conveniente assumere un numero elevato di lavoratori.
Ovviamente non esiste soltanto un mercato del lavoro, poiché ce ne sono diversi, che si distinguono sulla base della localizzazione geografica di imprese e lavoratori, e sulla base delle qualifiche e abilità di questi ultimi. I lavoratori con abilità tali da contribuire maggiormente alla produzione delle imprese incontrano una domanda di lavoro più generosa, che tipicamente porta a salari più alti.
Per questi lavoratori il salario minimo non è rilevante, in quanto sta molto al di sotto rispetto al salario di mercato. Al contrario, per qualifiche basse o molto basse, il salario minimo crea una disuguaglianza aggiuntiva tra lavoratori, in quanto rischia di aumentarne il tasso di disoccupazione. Complotto delle imprese brutte e cattive? No, semplicemente con un salario minimo troppo elevato la domanda di lavoro rischia di essere più bassa rispetto all’offerta di lavoro, così da creare disoccupazione. Vi aspettavate qualcosa di diverso dalla non premiatissima coppia Conte + Schlein?
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