Un silenzio tombale ha dominato la giornata di ieri, dopo gli “affettuosi” scambi tra Vincenzo De Luca e Elly Schlein di lunedì. “Cacicca ante litteram” è l’epiteto che De Luca ha inviato, senza quei mezzi termini che mai gli si addissero, alla segretaria del PD, rea di portare avanti “una linea suicida”, rompendo “il rapporto con il mondo cattolico su temi di grande delicatezza” e tagliando ogni interlocuzione con i mondi dell’impresa, dei professionisti, del commercio. “Questo è il nulla, solo un po’ di cortei per l’Italia”, è l’accusa che ha mosso De Luca.
Schlein, impegnata a Ventotene, non ha risposto al governatore della Campania, se non con un laconico “il cambiamento non piace a tutti” lanciato ad In Onda lunedì sera, senza considerare che il merito della critica non era certamente sulla necessità del cambiamento, ma quanto la direzione da questo presa.
Oggetto del contendere tra i due, si sa, il terzo mandato per il governatore campano e il commissariamento del partito in Campania, voluto da Schlein in funzione della battaglia per la dichiarata “de-luchizzazione” della regione.
Cacicchi era il termine con cui si indicavano i capi di alcune comunità tribali in America del Sud e nel Messico. L’espressione fu portata nel linguaggio politico italiano nientepopodimeno che da Massimo D’Alema che nel 1997 liquidò amorevolmente come “cacicchismo” la nascente stagione dei sindaci. E fu Schlein stessa a riportare in auge quell’espressione, quando a marzo, all’assemblea che la proclamò segretaria, parlò della necessità di “non vedere più cacicchi e capibastone, mali da estirpare”. Obiettivo, secondo l’esegesi interpretativa di una fedelissima della segretaria, la sardina Jasmine Cristallo, ovviamente proprio il governatore campano.
Per Elly Schlein che il partito di una regione governata da Vincenzo De Luca, campione di vittorie elettorali (tre anni fa è stato eletto col 70% dei consensi), non andasse sotto il suo controllo era inconcepibile. Ed a nulla è valso farle sommessamente notare che gli accordi pre-primarie per il nuovo segretario regionale c’erano già e che in Campania Bonaccini aveva ottenuto ben il 70% dei consensi alle primarie.
Quando poi ha scoperto che a Caserta ci sono state alcune irregolarità nel tesseramento, ha preso la palla al balzo ed ha nominato Susanna Camusso commissaria provinciale ed il giorno dopo Antonio Misiani commissario regionale. Congresso bloccato sine die in tutta la regione, quindi, per alcune irregolarità in una sola delle province campane, con la Camusso capace addirittura di firmare col centrodestra una petizione contro il piano regionale (avvallato dall’UE) contro la brucellosi, una malattia che colpisce le bufale della zona, pur di far dispetto al governatore campano.
Il caffè preso a Napoli col governatore non è bastato a dissipare gli animi e così si è arrivati all’altro ieri, con le accuse di “cacicchismo ante litteram”. E che inevitabilmente andranno avanti facendo aumentare il livello dello scontro, se è vero che, come si sussurra, a breve verranno resi noti i verbali della commissione per il congresso regionale, dove non si fa cenno a irregolarità tali da sospendere la democrazia di un partito in una intera regione.
L’articolo Elly la cacicca, la crociata di Schlein contro De Luca: ma i verbali sgonfiano il commissariamento del Pd proviene da Il Riformista.