Polemiche vivaci nel Regno Unito contro Unilever, la multinazionale britannica di beni di consumo titolare di 400 marchi tra i più diffusi nel campo dell’alimentazione, bevande, prodotti per l’igiene e per la casa che ha sede a Londra e che in Italia commercializza notissimi marchi come gelati come Algida, Grom e Magnum, prodotti per l’igiene come Dove e Mentadent, prodotti per la casa come Lysoform o Svelto.
Motivo delle polemiche è la scelta della multinazionale di continuare a lavorare in Russia, dove ha pagato 331 milioni di dollari di tasse, di aderire ad una legge che obbliga tutte le grandi aziende operanti nel Paese a contribuire direttamente allo sforzo bellico contro l’Ucraina. Lunedì l’Ukraine Solidarity Project (USP) ha eretto un cartellone gigante fuori dalla sede londinese del gruppo con immagini di soldati ucraini feriti, alcuni con arti amputati, in posa nello stile delle pubblicità del marchio di bellezza Dove e lo slogan: “Aiutiamo a finanziare la guerra della Russia in Ucraina”. Nella stessa giornata Unilever è stata inserita nell’elenco degli “sponsor di guerra” insieme ad aziende come Procter & Gamble, il più grande produttore mondiale di prodotti chimici per la casa e per la cura personale, e il gruppo francese di supermercati Leroy Merlin. Valeriia Voshchevska, portavoce dell’USP, ha dichiarato: “Unilever sta contribuendo con centinaia di milioni di entrate fiscali a uno Stato che uccide civili e finanzia un gruppo mercenario che sta per essere catalogato come organizzazione terroristica dal Regno Unito”.
Unilever aveva nel marzo dello scorso anno dichiarato di aver cessato tutte le importazioni e le esportazioni dei suoi prodotti da e verso la Russia e di aver interrotto tutte le spese per i media e la pubblicità e i flussi di capitale. Il suo capo uscente, Alan Jope, ha dichiarato che la quantità di prodotti che Unilever vende in Russia è “diminuita significativamente a due cifre” e che l’apparente aumento delle vendite, dei profitti e delle spese pubblicitarie è il risultato dell’inflazione e delle variazioni dei tassi di cambio. “Comprendiamo le ragioni per cui si chiede a Unilever di lasciare la Russia“, ha dichiarato al quotidiano inglese The Guardian lunedì un portavoce dell’azienda: “Vogliamo anche essere chiari sul fatto che non stiamo cercando di proteggere o gestire la nostra attività in Russia. Tuttavia, per aziende come Unilever, che hanno una presenza fisica significativa nel Paese, uscire non è semplice”. L’azienda ha dichiarato che se dovesse abbandonare le proprie attività e i propri marchi in Russia, “questi verrebbero espropriati e quindi gestiti dallo Stato russo”.
L’articolo Polemica su Unilever nel Regno Unito: “sponsorizza la Russia nella sua guerra contro l’Ucraina” proviene da Il Riformista.