Per rilanciare la competitività delle imprese europee, servono risposte in tempi brevi. Non si può aspettare «marzo o aprile». Bisogna mettere a disposizione risorse per affrontare la crisi e fronteggiare il piano di sussidi messo in campo dagli Stati Uniti. Il presidente del consiglio europeo Charles Michel, in un’intervista a Repubblica, chiede alla Commissione Ue di presentare una proposta concreta già al prossimo summit di febbraio. Nella sua ricetta, c’è almeno l’estensione del fondo Sure, già attivo, per aiutare lavoratori e aziende, e l’introduzione di un Fondo Sovrano europeo che faccia perno sulla Bei, la Banca europea per gli investimenti.
«Sono assolutamente convinto che il 2023 sarà decisivo per il prossimo decennio», dice. «Dovremo dare risposte rapide su economia, migranti, energia e difesa comune. Abbiamo bisogno di un’Europa forte». Secondo Michel, «è fondamentale non aprire la porta alla frammentazione del mercato interno. Sarebbe un errore esaminare la situazione caso per caso. Servono regole comuni».
Ma come? Ecco la ricetta di Michel: «Abbiamo bisogno di rendere più flessibili i mezzi esistenti nel sistema dei fondi Ue. Ad esempio, estendendo il fondo Sure. È il modo più semplice per garantire solidarietà tra i partner perché sappiamo che non tutti gli Stati hanno le medesime capacità. Serve poi un fondo sovrano. Su questo ci vorrà più tempo, non è una risposta a breve termine ma bisogna prendere una decisione il prima possibile almeno sui principi di base. Se decidiamo di socializzare gli investimenti nella transizione verde e digitale, possiamo anche socializzare i benefici. Possiamo essere i padroni del nostro destino».
Questo fondo sovrano dovrebbe avere la Bei come «fulcro», spiega. «Possiamo avviarlo su base volontaria senza costringere nessuno. Dobbiamo anche concordare una politica commerciale comune. E dire ai nostri amici americani che il loro piano di aiuti va rivisto. Al prossimo Consiglio europeo spero che la Commissione presenti una proposta complessiva su tutto questo». Il punto è che «ci troviamo dinanzi a una situazione nuova, servono strumenti nuovi. I parametri che pensavamo fossero intangibili vengono messi in discussione. Il mondo sta cambiando. La Brexit ci ha posto una problema di parità di condizioni. Anche il piano americano non è banale e allora dobbiamo avere gli occhi aperti. Quando c’è stato il Covid abbiamo assunto decisioni necessarie. Dobbiamo farlo anche ora. Lo dico da liberale: si possono socializzare i mezzi per trasformare l’economia».
Secondo Michel, «se alla fine diamo maggiore flessibilità agli aiuti di Stato e basta, allora è vero che c’è un problema perché significa che per alcuni Paesi c’è un rischio di concorrenza sleale. Il pacchetto deve essere complessivo». Perché «sappiamo che non tutti hanno uno spazio fiscale da usare e quindi dobbiamo essere molto creativi». La soluzione è «fornire maggiore flessibilità ai fondi esistenti perché non tutti sono stati utilizzati al meglio. Il fondo Sure è il modo più efficiente per un accordo politico e superare la sfida di solidarietà per assicurare a tutti la stessa posizione e investire nelle nostre economie».
Eppure il 75% degli aiuti di stato nell’Ue sono stanziati da Germania e Francia. Il rischio che sia la fine del mercato unico è «il motivo per cui dobbiamo sbrigarci. Agire subito. A gennaio e non a marzo o aprile. La Commissione deve presentare una proposta concreta». Senza neanche escludere l’idea di un nuovo Recovery fund. «Proviamo soluzioni creative per raggiungere subito un obiettivo, poi si vedrà».