Tortura. L’avvocato Mihailis Dimitrakopoulos non usa mezzi termini per definire il trattamento subito dalla sua assistita Eva Kaili. L’ex vicepresidente del Parlamento europeo, eurodeputata socialista greca al centro assieme al compagno Francesco Giorgi e all’ex europarlamentare di PD e Articolo 1 Antonio Panzeri del cosiddetto ‘Qatargate’, si trova ancora in carcere in Belgio.
Lì oggi è in programma presso il tribunale di Bruxelles l’udienza sulle misure cautelari da applicare alla politica greca arrestata oltre un mese fa nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta corruzione internazionale che avrebbe coinvolto la stessa Kaili.
Le parole di Dimitrakopoulos sono durissime. Assieme all’altro legale André Risopoulos, con cui ha chiesto ai magistrati la scarcerazione dell’ex vicepresidente dell’Europarlamento e l’adozione di misure alternative come il braccialetto elettronico “o altri tipi di misure simili”, ha spiegato che la sua assistita “da mercoledì 11 gennaio a venerdì 13 gennaio è stata in isolamento su ordine del giudice istruttore Michel Claise. Per sedici ore è stata in una cella di polizia, non in prigione, e al freddo. Le è stata negata una seconda coperta e le hanno tolto il cappotto, la luce della stanza era sempre accesa impedendole di dormire, era nel suo periodo di ciclo mestruale con abbondanti perdite di sangue e non le era consentito lavarsi. Questa è tortura“.
Nel leggere un documento redatto d’accordo con la stessa ex vicepresidente del Parlamento europeo l’avvocato greco ha voluto poi ricordare che nonostante le gravi accuse “c’è sempre la presunzione di innocenza. Siamo in Europa, questi atti violano la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Questo è il Medioevo”.
Quindi il collega André Risopoulos ha ricordato come la Kaili “in sei settimane di carcere” per il Qatargate “ha avuto la possibilità di vedere sua figlia di ventitré mesi solamente due volte. Per noi questa è una rottura con il buon senso e con misure adeguate in relazione alla situazione“.
Se i giudici oggi decideranno di estendere la detenzione, Kaili non potrà rivedere la figlia “fino a febbraio“, ha aggiunto.
Quanto all’altro ‘big’ indagato nell’inchiesta della magistratura belga, l’ex europarlamentare italiano Panzeri che nei giorni scorsi ha raggiunto un accordo con la procura, per Risopoulos “si sta comprando un futuro. Va bene e da avvocato lo capisco perfettamente”. Panzeri “ora sa quando finirà il suo periodo di detenzione, sa chi sono le persone che ha deciso di proteggere, probabilmente in primis la sua famiglia”, ha aggiunto l’avvocato ellenico.
Risopoulos ha anche spiegato che “nessuno” ha chiesto ai legali della Kaili di fare un accordo con la giustizia belga come quello sottoscritto da Antonio Panzeri e che quando sono state poste delle domande alla sua assistita, “lei ha sempre risposto. Dal suo primo interrogatorio avvenuto sabato 10 dicembre fino all’ultima audizione all’indomani della notte nella cella” dove Kaili è stata isolata di recente, “lei ha sempre risposto in modo specifico e completo alle domande che le sono state poste. Partecipa all’inchiesta, si dichiara innocente e risponde alle domande“.
L’articolo “Eva Kaili torturata come nel Medioevo, in cella al freddo senza lavarsi”, la denuncia degli avvocati proviene da Il Riformista.