Per Renato Vallanzasca, il 72enne ex grande protagonista della “mala milanese” degli anni ’70 e ’80, condnnato a quattro ergastoli e 295 anni di reclusione per un lungo di reati commessi negli scorsi decenni, le porte del carcere di Bollate potrebbero riaprirsi.
Lo sperano almeno i suoi avvocati, che mercoledì hanno chiesto al Tribunale di Milano di effettuare una perizia medico-legale, per verificare la sua capacità di stare in giudizio. Il “bel Renè” sarebbe affetto da seri problemi di salute, dal punto di vista fisico e mentale.
Ma la scelta della sua difesa si legge anche come tentativo di ‘replicare’ alla richiesta da parte della Procura di Milano di applicare a Vallanzasca l’isolamento diurno per ulteriori sei mesi. Una richiesta di aggravamento dell’isolamento avanzata dal pm dell’Ufficio esecuzioni Adriana Blasco in un atto nel quale viene ricalcolato il cumulo pene per l’ex bandito della Comasina.
La base del provvedimento è anche la condanna comminata al 72enne nel 2016 per la tentato furto (avvenuta due anni prima) di due mutande e un paio di cesoie da un supermercato mentre era in semilibertà, poi revocata.
Oggi, riferisce l’Ansa, i legali di Vallanzasca hanno chiesto nell’udienza davanti al giudice Ilaria Simi De Burgis la perizia per valutare la sua capacità processuale, perché, secondo la difesa, il 72enne non sarebbe in condizioni di prendere parte ad un procedimento.
Nei mesi scorsi Vallanzasca, un uomo “provato” sia nel fisico che nella mente e “segnato ovviamente da circa 50 anni di carcere”, come scritto nella richiesta di liberazione condizionale e semilibertà, si era visto rigettare l’ennesimo tentativo di porre fine alla sua infinita carcerazione dai giudici del Tribunale di Sorveglianza.
Semilibertà che il 72enne non poteva ottenere perché secondo i giudici aveva dato dimostrazione di un “carattere intemperante”. Colpa dell’ultimo episodio che lo aveva visto protagonista in carcere ad agosto scorso.
Vallanzasca ebbe infatti uno ‘screzio’ con un agente della polizia penitenziaria durante il controllo delle urine di rito, al ritorno da un permesso premio: per quel motivo venne dunque richiamato e questa sarebbe la dimostrazione, come scrivono i giudici, del suo “carattere intemperante”.
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