Si era recato nella clinica La Maddalena di Palermo per un day hospital, per curare un cancro che sta combattendo da anni. Si faceva chiamare “Andrea Bonafede“, Matteo Messina Denaro, 60 anni, l’oramai ex primula rossa della mafia, arrestato il 16 gennaio dopo esattamente 30 anni di latitanza. “U siccu”, “il magro”, uno dei suoi soprannomi, è malato di tumore al colon e – secondo quanto emerge da ambienti della clinica – ha metastasi epatiche che lo obbligavano a sottoporsi a cicli periodici di chemioterapie.
Un blitz scattato intorno alle sette di questa mattina che ha visto in azione decine di carabinieri dei Ros (Raggruppamento Operativo Speciale). Secondo quanto emerge da fonti interne alla clinica, “Bonafede” era in cura da un paio d’anni, era un “paziente noto alla clinica”, e questa mattina si era recato lì per un day hospital. Aveva fato un tampone antiCovid ed era in attesa di ricevere la terapia quando c’è stata l’irruzione dei militari dell’Arma.
“Frequentava la clinica – dice un medico, che preferisce rimanere anonimo, all’Agi- ed era stato operato in Chirurgia, ora veniva seguito in Oncologia. Stamattina alle 6 non c’era nulla, poi i miei collaboratori mi hanno chiamato: ci sono i Ros, mi hanno detto, e si è presentato un militare in assetto di guerra, stiamo cercando una persona, mi ha detto, stia tranquillo. In ogni piano c’era uno di loro, dei carabinieri in assetto di guerra, lui è scappato, pè andato fuori al bar e lo hanno preso. Ha tentato la fuga al bar e c’è stato molto trambusto”.
Poi aggiunge: “Era un paziente noto alla clinica, ha fatto anche dei trattamenti. Un anno sicuramente per il day hospital. Ma non avevamo alcuna idea di chi fosse, figuriamoci se potevamo saperlo o riconoscerlo”.
Da anni si rincorrevano voci sulla presunta malattia di Matteo Messina Denaro. Lo scorso novembre, un ex mafioso, poi collaboratore di giustizia, Salvatore Baiardo aveva ipotizzato a “Piazzapulita” su La7 una “trattativa per consegnarsi lui stesso” proprio perché “molto malato”. Rumors e voci che difficilmente verranno confermate, anche perché, da quanto emerge in queste prime ore successive all’arresto, il boss di Castelvetrano (Trapani) avrebbe tentato la fuga quando i carabinieri hanno fatto irruzione all’interno della clinica Maddalena ma è stato fermato dopo pochi secondi, confermando poi di essere “Matteo Messina Denaro”.
Finisce oggi una latitanza infinita, durata ben 30 anni, la maggior parte dei quali li avrebbe trascorsi proprio nella zona occidentale della Sicilia. Alle 17 è prevista una conferenza stampa della Procura di Palermo e del Ros dell’Arma nella caserma della Legione dei carabinieri di Palermo dove verranno forniti particolari sull’arresto.
“U siccu” è stato condannato all’ergastolo per decine di omicidi, tra i quali quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio del pentito strangolato e sciolto nell’acido dopo quasi due anni di prigionia, per le stragi del ’92, costate la vita ai giudici Falcone e Borsellino, e per gli attentati del ’93 a Milano, Firenze e Roma.
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L’articolo La malattia di Matteo Messina Denaro e la “trattativa” per farsi arrestare: “Bonafede era in cura da anni” proviene da Il Riformista.