• Lun. Giu 5th, 2023

Red Viper News

L'aggregatore di notizie di Red VIper

Quanto costano i trojan e cosa fanno, il far west delle intercettazioni sotto la lente del Senato

DiRed Viper News Manager

Gen 13, 2023

“Sono rimasto senza parole: da cittadino e da avvocato mi mette angoscia l’utilizzo di un tale strumento investigativo”. È stato questo il commento a caldo del senatore di Forza Italia Pierantonio Zanettin al termine ieri dell’audizione in Commissione giustizia a Palazzo Madama dell’ingegnere Paolo Reale, esperto di informatica forense. Reale era stato convocato dalla presidente della Commissione Giulia Bongiorno nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle intercettazioni telefoniche. L’ingegnere, in particolare, è stato sentito sull’utilizzo del ‘trojan’, il captatore informatico che trasforma il cellulare in una cimice.

Inizialmente previsto per il contrasto ai reati di mafia e terrorismo con la legge Orlando del 2017, l’utilizzo del trojan era stato poi esteso nel 2019 dall’allora ministro della Giustizia Alfonso Bonafede (M5s) anche ai reati contro la pubblica amministrazione con pena della reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni. Dal 2017, però, non esistono dati circa il suo impiego.
“Non sappiamo quanti captatori siano attivi e non sappiano quanto le Procure spendono per il loro noleggio”, ha detto Reale, dal momento che il capitolo di spesa è lo stesso delle normali intercettazioni telefoniche. “Non esiste neppure un tracciamento delle attività svolte con questo strumento”, ha aggiunto Reale. Ma andiamo con ordine.

Nel 2017 la legge di riforma degli ascolti voluta dal Guardasigilli Andrea Orlando (Pd) aveva istituito un tavolo tecnico fra rappresentanti del Ministero della giustizia e i vari fornitori dei servizi intercettivi. Il tavolo avrebbe dovuto mettere dei punti fermi all’utilizzo di uno strumento investigativo di cui nessuno conosceva (e conosce) fino in fondo le caratteristiche. La normativa prevede, infatti, degli obblighi per coloro che forniscono le prestazioni. Obblighi che nessuno garantisce che siano rispettati. Reale, a tal proposito, ha fatto un esempio banale: “Chi controlla la caldaia ha un patentino ed ha fatto un corso. Non esiste una figura analoga che certifichi che i captatori siano conformi a degli standard predeterminati. E questo anche a garanzia del pm che utilizza l’apparato”. L’allora procuratore generale aggiunto presso la Dda e ora capo del Dap Giovanni Russo aveva avanzato la proposta che le intercettazioni erano ‘legali’ se fossero state certificate da un ente terzo, nel rispetto delle modalità previste dalla legge.

Il tracciamento di tutte le attività che vengono fatte è di fondamentale importanza. I trojan di ultima generazione, infatti, hanno potenzialità sconfinate. Premesso che non sono tutti uguali, certi sistemi oltre ad accendere il microfono, possono attivare le telecamere e scattare foto o registrare video, sono in grado di acquisire la messaggistica, riescono ad ispezionare il contenuto nella memoria, accedono addirittura alla navigazione internet. I più evoluti raggiungono anche i “privilegi di amministrazione” del cellulare, riuscendo ad alterarne i contenuti. In altre parole, da remoto, è possibile scrivere una mail o un messaggio all’insaputa del diretto interessato. Creando così delle prove ‘a tavolino’. Il trojan, essendo inoculato e rimosso da remoto, non consente a posteriori alcuna analisi per provare che siano state fatte simili manipolazioni. Ad allarmare i commissari il fatto che questi software siano prodotti da aziende private, quasi tutte straniere, che sono in competizione fra loro per fornire apparecchi sempre più performanti e i cui tecnici hanno accesso liberamente a tutti i dati. Con le immaginabili conseguenze.

“È molto grave quanto emerso oggi in Commissione giustizia. Il governo deve attivare subito un tavolo tecnico di monitoraggio sull’uso del trojan e approfondirne le problematiche applicative. Questo tavolo, invece, non è mai partito. È inaccettabile questa inerzia dei governi che si sono succeduti nel tempo. Urge modificare la normativa per garantire tutti i cittadini”, ha aggiunto allora Zanettin uscendo dall’audizione. Il parlamentare azzurro ha proposto nei mesi scorsi un ddl per stoppare l’utilizzo del trojan nei reati contro la pubblica amministrazione proprio per la sua invasività estrema. Un concetto che era stato anticipato da Antonio Leone, ex componente del Csm e attuale presidente del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria: “Un sacrificio di tale entità alla sfera privata può ammettersi solo in presenza di fatti di estrema gravità come quelli di terrorismo e mafia”.

L’articolo Quanto costano i trojan e cosa fanno, il far west delle intercettazioni sotto la lente del Senato proviene da Il Riformista.