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“Piazza Dante non sarà più la stessa senza la libreria di Tullio Pironti”: il ricordo di Marco Ottaiano del pugile editore

DiRed Viper News Manager

Gen 13, 2023

Porta chiusa, via l’insegna, nessun titolo in vetrina, neanche più la vetrina alle porte della “strada dei libri” del Centro storico di Napoli. Potrebbe essere questo il primo fotogramma del documentario su Tullio Pironti. “Lui non aveva mai nascosto il suo desiderio di un film sulla sua vita, io sto lavorando a un documentario. E si potrebbe aprire così, sull’uscio, perché no”, dice a Il Riformista Marco Ottaiano, professore di spagnolo, letteratura e traduzione dell’Università Orientale. Non c’è più il “Principe di Port’Alba” ed è finito anche il suo regno: chiude definitivamente i battenti quella che era la libreria di questo editore competitivo e spericolato, capace di gareggiare con le più grandi case editrici, figlio della guerra e boxeur arrivato anche in Nazionale. La notizia resa nota un paio di giorni fa ha bucato l’attenzione dei napoletani.

Pironti, con quella faccia un po’ così, sorta di Spencer Tracy di via Tribunali, sigaretta perennemente appesa alle labbra, sempre lì in Piazza Dante, in libreria, non ha perso un giorno di lavoro fino alla morte, nel settembre 2021, a 84 anni. Ha pubblicato per primo in Italia autori ormai di culto come Don DeLillo, Raymond Carver, Bret Easton Ellis, Nagib Mahfuz. Ha surclassato grandi editori soffiando loro numerosi best-sellers. “Ci fosse un Clint Eastwood nei paraggi, ne farebbe subito un film”, aveva riassunto Emanuela Audisio. Pironti diede una sceneggiatura a Giorgio Verdelli. Francesco Patierno ci andò vicinissimo dieci anni fa, protagonista Giorgio Pasotti. Niente da fare.

Il libraio boxeur era un volto noto: per chi comprava i libri di scuola e per la sua vita rocambolesca che aveva raccontato in Libri e Cazzotti, che lui stesso aveva edito e pubblicato nel 2005 prima che Bompiani ne facesse una nuova edizione uscita l’anno scorso. “Ha fatto la storia con la sua casa editrice, la libreria grazie soprattutto alla nipote Chiara aveva intrapreso negli ultimi anni una linea più varia: vendeva anche libri di antiquariato, titoli pressoché introvabili. La vocazione libraria però era sempre stata quella scolastica, che gli aveva anche permesso di fare l’editore. Io con la morte di Tullio ho perso un amico che sapevo di trovare sempre lì. E Piazza Dante senza la sua libreria non sarà più la stessa”.

Ottaiano era un ragazzo quando alla fine del master in traduzione letteraria ed editing dei testi decise di fare lo stage presso quella libreria in piazza Dante dove “tutti abbiamo comprato i libri per la scuola”. E così conobbe Pironti, è stato suo collaboratore ed editor, avversario di lunghe partite a scacchi e compagno di innumerevoli chiacchierate. E per questo sente anche la responsabilità di tramandare quella storia. E per questo scatta facile l’aneddoto. “Quando arrivavano settembre, ottobre e cominciava la scuola era imprendibile, era difficile anche andarci assieme a pranzo o a cena. ‘Tengo a’ scolastica’, diceva. E noi lo prendevamo in giro: a’ scolastica, manco fosse un’influenza coma l’australiana o la spagnola. Lo racconta anche lui nella sua autobiografia che quando si aggiudicò all’asta per 51 milioni di lire i diritti di Meno di zero di Bret Easton Ellis era stata proprio la vendita dei testi scolastici a dargli una certa sicurezza”.

A portare avanti la tradizione di famiglia – anche il padre di Tullio Pironti era libraio – i nipoti Chiara e Cesare, figli di Stefania, in un piccolo locale in uno slargo laterale sempre in piazza Dante dove la settimana prossima sarà scoperta una targa in marmo in memoria del pugile editore, e che allo stesso dovrebbe essere intitolato tra qualche anno. Secondo Il Mattino i locali della libreria storica potrebbero diventare – non è ufficiale – un bar. Ed è singolare la coincidenza: proprio sul tema turismo, l’invasione in formula mordi e fuggi, la prolificazione di bar e localini e pizzerie che sta cambiando il centro di Napoli, Ottaiano aveva pubblicato qualche giorno fa un post particolarmente indovinato.

Ovvero: la copertina del romanzo di Ermanno Rea, Napoli Ferrovia, alterata in Napoli Friggitoria. “Di quel romanzo fui editor, sfiorò il Premio Strega (battuto per 50 voti da La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano, ndr), lo sento un po’ mio. È stata una provocazione: la grafica l’ha modificata tra l’altro Abdullah Ferdinando Ottaviano Quintavalle, alias Caracas, il protagonista del romanzo. Rea ha raccontato forse meglio di chiunque altro certe fasi della città, credo che oggi si sarebbe dedicato a questa trasformazione. Non vedo perché Napoli debba essere condannata a questo tipo di turismo, quando ci sono certe potenzialità. Davvero può essere una carta sporca, unta di pizze e fritture, come cantava Pino Daniele? Perché?”.

E Pironti cosa ne pensava “Era preoccupato che Napoli potesse perdere la sua identità e che Port’Alba la sua vocazione libraria. Ha apprezzato moltissimo lo sforzo di Berisio che ha trasformato il suo spazio senza snaturarlo in un caffè letterario, aperto anche di sera come bar. Aveva sempre parole di apprezzamento per quell’iniziativa, non era una persona ingessata. Port’Alba al momento ancora si salva, anche se ha chiuso Guida e questo per lui fu una grande tristezza nonostante si trattasse di un concorrente per la scolastica”. Guida era il Re di Port’Alba, lui il Principe. “Si stimavano, una volta passò Guida per Piazza Dante e Tullio lo apostrofò alla sua maniera: ‘Mario, vulimme fa n’incontro e’ boxe, io e te, nu ring a piazza Dante?’. E quell’altro: ‘Ma addò vai Tullio, tu staje tutt’ammappusciat’. Kot.

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